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Scauri (lt)

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view post Posted on 28/3/2012, 16:04
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Scauri (anticamente Pirae) è una località turistica del comune di Minturno, in provincia di Latina. Si affaccia sulla costa laziale del Mar Tirreno.



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Origine del nome


Secondo la tesi, pressoché unanime, degli studiosi (1), il nome della cittadina trae origine da Marco Emilio Scauro, princeps senatus, console romano nel 115 a.C., proprietario nell'antico porto di Pirae (questo il nome del luogo in precedenza) di una sontuosa villa marittima. Di una "possessio scauriana" si parla nel "Liber Pontificalis" del 432 d.C., attraverso il quale il Papa Sisto III donò alla Basilica Liberiana di Roma un possedimento sito in "territurio Gazitano" (v. anche A. Lepone, Marco Emilio Scauro Princeps Senatus, Caramanica Editore, Scauri, 2005). Si consideri che tutti i riferimenti letterari, tra il XVIII e il XIX sec., sull'ipotesi del toponimo tratto dal Console, nascono non da storici ma da canonici locali (Cayro, Ciuffi, Riccardelli, tutti di Traetto, oggi Minturno). Gli studiosi successivi (J. Johnson, A. De Santis, G. Tommasino, F. Coarelli, G. M. De Rossi, per citarne alcuni) confermano la suddetta tesi, citando i precedenti riferimenti storico-archeologici. Possibile che la cittadina ausone di "Pirae", insieme a quella di Minturnae, facesse parte della "Pentapoli Aurunca", anche se esistono dubbi sulla precisa localizzazione delle città della federazione anti-romana. Taluno suppone che "Pirae" non fosse altro che un "castrum", un avamposto militare e commerciale della stessa Minturnae. Al di là delle certezze sulla localizzazione, l’esistenza di Pirae è attestata, in ogni caso, da quattro cippi, visibili ancora oggi presso il Museo di Minturnae. Essi, infatti, citano quattro schiavi della gens Pirana (o Peirana). Va ricordato, poi, l'enorme dolium, recipiente usato per la conservazione del vino o dell'olio, ripescato negli anni ‘80 al largo di Ventotene e custodito, tuttora, nel Museo archeologico dell’isola: la sua fabbricazione fu opera di liberti della gens dei Pirani. Plinio il Vecchio, (Naturalis Historia ) nel I sec. d. C. la dà già in rovina ("fuit oppidum"), localizzandola tra Formiae e Minturnae.

In assenza di un riscontro diretto, il collegamento con il console M. Emilio Scauro è suffragato da diversi indizi, tra cui la corrispondenza tra la cronologia della dimora e l'epoca in cui visse il politico (II-I secolo a.C.), la coincidenza tra il toponimo ed il "cognomen" del console, l'uso immemorabile degli aggettivi "scauriana" e "scauritano". Da segnalare anche il "cippo confinario" ritrovato a Castelforte (ed ora custodito a Minturnae) che cita un certo Metello. La famiglia dei Cecili è attestata a Minturnae e Cecilia Metella era la moglie di M. Emilio Scauro. A considerare il termine "scaurus" , si potrebbe, quindi, supporre anche un legame con gli Umbrici Scauri, ricchissimi produttori del celebre "garum" in Campania (piscine per l'allevamento ittico erano presenti in località Monte d'Oro, cfr. A. Lepone, Scauri, Caramanica, 1993). Consideriamo ancora che inoltre il termine "scaurus" richiamava ai detriti metallici derivati dalla lavorazione dei metalli (anche in questo caso abbiamo notizie certe della lavorazione di metalli nella zona della Minturnae romana, cfr. Johnson - Excavationes at Minturnae). Cicerone, che possedeva una villa a Formia e che nomina spesso le ville dei patrizi romani della zona, non nomina una villa degli Scauri nelle sue lettere familiari, eppure difese Marco Emilio Scauro figlio, nel 54 a. C., da una accusa di corruzione (la famosa orazione "Pro Scauro") e manifestò lodi allo Scauro Princeps Senatus. Plinio il Vecchio, inoltre, cita sia la villa degli Scauri al Celio, sia quella al Tuscolo, ma non parla di una villa nel "Formianum". Secondo un'altra tesi, isolata (2), l'origine del nome di Scauri è connessa con l'etimologia greca: il toponimo deriverebbe da "eskhara", che significa braciere ardente (relativamente al clima mite della cittadina o forse alle piccole dune di sabbia della spiaggia che - scaldandosi al sole - divenivano roventi). Esiste un'altra Scauri a Pantelleria. In questo caso al nome del luogo si attribuisce un'etimologia di origine greca (eskarion = porto, attracco - scaro). Le due omonime cittadine condividerebbero quindi influenze greco - bizantine (Ducato bizantino di Gaeta, nel nostro caso) e rapporti "conflittuali" e commerciali con i Saraceni.

Si è teorizzato che proprio il territorio di Scauri fosse il luogo - vicino al Garigliano - presso il quale i Saraceni si stanziarono (intorno all'881), per poi partire in incursioni terribili e devastanti verso l'entroterra (Montecassino stessa venna messa a ferro e a fuoco nell'883). L'insediamento saraceno sul Garigliano venne sgominato solamente intorno al 915, dopo un lungo assedio e una battaglia campale. Recenti campagne di scavo non hanno portato purtroppo a riscontri positivi. Tuttavia si continua a ipotizzare che potesse essere proprio Scauri il luogo dell'insediamento corsaro. Congettura piuttosto suggestiva: si tratterebbe - assieme alla roccaforte saracena di Fraxinetum, l'odierna La Garde-Freinet, sul Golfo di Saint Tropez - dell'unica testimonianza di un insediamento "stanziale", seppur solo per qualche decina d'anni, dei pirati saraceni in Europa (R. Tucciarone, I Saraceni nel Ducato di Gaeta e nell’Italia centro-meridionale; G. Cossuto - D. Mascitelli, Gli Arabi nel Lazio nei secoli IX e X).

J. Johnson, Excavations at Minturnae, vol. II, Iscrizioni, Philadelphia, 1933, Ristampa a cura dell’Archeoclub Minturnae, ed. italiana, Formia, 1995, p. 91, nota 1; A. De Santis, Di alcuni agionimi e gentilizi nella toponomastica minturnese, Roma, Palombi, 1949, pp. 10 ss.; F. Coarelli, Lazio – Guide archeologiche, Roma-Bari, Laterza, 1982, p. 368; G. M. De Rossi, Lazio meridionale, Roma, Newton Compton, 1980, p. 156. Per altri riferimenti bibliografici, v. A. Lepone, Marco Emilio Scauro Princeps Senatus, Caramanica Editore, Scauri, 2005, pp. 105 ss.

R. Castrichino, Scauri da eskhàra, Scauri, Tip. Caramanica, 1978, p. 37.


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Monumenti e luoghi d'interesse


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Panoramica sul parco naturale Monte d'Oro, Scauri da monte Petrella - Parco naturale dei Monti Aurunci.

Dell'antica cittadina di Pirae, di origine ausone, si può ammirare, oggi, un tratto della cinta poligonale (le Mura Megalitiche) con la porta urbana (VII-VI secolo a.C. circa). Tale insediamento era in rovina già all'epoca di Plinio il Vecchio (I secolo d.C.). Alcuni studiosi hanno teorizzato che Pirae fosse un "castrum", un avamposto difensivo e commerciale della città di Minturnae. Secondo il Johnson, però, non è dimostrabile che vi sia, a Minturnae, una gens antecedente a quella dei "Pirani".

Un'altra teoria recita invece che Pirae (o Castrum Pirae) nacque da un gruppo ausonico che, staccatosi da quello originario montano di Campovivo (Spigno Saturnia), colonizzò il luogo sotto l'attuale Monte D'Oro. Pirae divenne allora importante borgo marittimo, assieme a Sinuessa e Minturnae, e fu dedita ad attività marinaresche e commerciali, restando in frequente contatto con naviganti provenienti dall’oriente (Focesi), dall’Etruria, dalle coste sicule e dalla Magna Grecia, raggiungendo quindi il massimo splendore verso la fine del sec. VI a.C., quando si era consolidata in una vera e propria "polis" legata alle città della Pentapoli Aurunca per affinità etnica e ragioni supreme di vita e di indipendenza, di fronte alle eventuali piraterie dei naviganti greci e delle invasioni etrusche e sannitiche dell’età storica. Pirae, come detto legata alla Pentapoli Aurunca (ostinata nemica di Roma), dovette cessare di essere indipendente intorno al 314 a.C., anno in cui Roma si assicurò il definitivo dominio di tutto il Latium. Divenuta quindi colonia romana, la cittadina assolse l’importante funzione di nodo stradale nevralgico e di località commerciale. La colonia decadde rapidamente fino ad essere del tutto abbandonata, soprattutto dopo la devastazione subita ad opera dei Longobardi nel 558 d.C. (destino comune nel Lazio a tutte le località costiere, schiacciate all'interno dalle invasioni barbariche e sulla costa dalle incursioni saracene). (Cit. Giuseppe Saviano, Minturno. Lineamenti di storia locale).

Nei periodi repubblicano ed imperiale a Pirae sorsero alcune ville marittime, una delle quali appartenne, secondo gli esperti, al console Marco Emilio Scauro (162-90 o 89 a.C.) e di cui restano ancora alcune rovine, visibili nel vecchio rione.

A partire dall’anno 830, varie sono le citazioni della località nel Codex Diplomaticus Cajetanus. Ad esempio, in un atto del993 è riportata la Chiesa di San Pietro Apostolo, sita in "porto scauritano".

In seguito fu un centro produttivo, ma ancora soggetto a razzìe. A scopo difensivo sorsero la Torre Quadrata (sul Monte d'Oro) e quella dei Molini (nel vecchio rione): furono erette rispettivamente nel XVI e nel XIV secolo a difesa del litorale. Il 21 luglio 1552, il corsaro turco Dragut sbarcò sul lido di Scauri e trasse in schiavitù 200 persone nei territori circostanti.

Tutte le menzionate testimonianze archeologiche (tranne la Torre Quadrata) sono racchiuse in proprietà private, ma ricadono nell'Area Protetta di Gianola-Monte di Scauri, che fa parte del Parco Regionale Riviera di Ulisse. La Torre Quadrata fu costruita sul Monte d’Oro, riconvertendo una fabbrica medioevale, di forma circolare. Acquisita di recente dal Comune di Minturno, è stata restaurata per favorire la creazione di un osservatorio ornitologico


Architetture religiose

Papa Pio IX nel 1850 attraversò la via Appia, dopo l'esilio di Gaeta. Nella Cappella Ducale della famiglia Caracciolo-Carafa, fin da quel momento, si diffuse il culto mariano, culminante nella Festa Patronale della Natività di Maria (8 settembre). Nel 1931 la Cappella Ducale venne elevata a dignità parrocchiale e dedicata a Maria SS. Immacolata, su iniziativa del primo Parroco della cittadina, Don Antonio Pecorini (1878-1950).

Nel 1954, in occasione del Centenario di proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, fu realizzata una statua della Vergine dallo scultore altoatesino Giuseppe Obletter, benedetta in Vaticano dal Papa Pio XII ed incoronata nel 2003 da Mons. Pierluigi Mazzoni, Arcivescovo di Gaeta.

In conseguenza dell’ulteriore sviluppo della cittadina, nel 1958 fu creata un'altra Parrocchia, dedicata alla Vergine e Martire Albina, alla quale era intitolata, in passato, una Chiesa, menzionata nel Codex Diplomaticus Cajetanus sin dal 981 ed in una bolla di Papa Adriano IV''' del 1158
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