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Dal Cile alla Tasmania, il mondo in verticale

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view post Posted on 27/9/2011, 16:38
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Dal Cile alla Tasmania, il mondo in verticale


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Passare ore e ore attaccati alla roccia, fino a diventare un tutt'uno con essa e a non sentire più il tempo, la fatica, il peso della gravità. Il rock climbing è uno sport che richiede tenacia, esercizio e una grandissima prudenza, ma il cui fascino è indubbiamente radicato nell'immaginario più profondo degli esseri umani.

Negli ultimi tempi la febbre della "vita verticale" (come la definiscono spesso gli scalatori) ha contagiato un numero sempre maggiore di persone, che ogni anno si mettono in viaggio per conquistare nuove colonne rocciose. Dalle falesie della Tasmania al monte perduto del Venezuela, i rock climber non hanno che l'imbarazzo della scelta quando si tratta di programmare una vacanza.

Ecco una top ten delle mete più ambite: alcune sono "estreme" per condizioni atmosferiche e altitudini (una su tutte la Cordigliera del Paine, in Patagonia), altre portano con sé il fascino di antiche storie e leggende (come la Spider Rock del Chelly National Park, in Arizona, casa secondo i Navajo della Donna Ragno).

Il nostro viaggio parte dall'Oceania per arrivare in America Latina. Poi risale lungo gli Stati Uniti e il Canada, e ci porta in Europa: prima nel Mare del Nord, dopo in Grecia, nella località sospesa di Meteora. Infine, si torna ad oriente con una tappa in Pakistan e una in Cina, sul cucuzzolo del sacro monte di Huashan.

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Tra Australia e Nuova Zelanda.

Per gli amanti dell'arrampicata l'Australia è una delle mete più ambite. L'avventura potrebbe cominciare nella Bungonia State Conservation Area, una zona protetta accanto al Parco Nazionale di Morton, 125 chilometri in direzione sud-ovest da Sydney.

L'area è un'immensa scultura di arenaria e calcare, formatasi sul fondo dell'oceano e oggi levigata dalle acque del fiume Shoalhaven. Il punto più imponente è il Bungonia Gorge, un enorme baratro di calcare che nasconde decine e decine di grotte. Spostandosi più a sud nello Stato di Victoria, invece, ci si imbatte nel Grampians National Park, un grande palco formato da cinque crinali di arenaria dove va in scena una natura prepotente e selvaggia.



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Il muro su cui arrampicare, qui, si chiama Taipan Wall ed è stato scalato per la prima volta nel 1966 da Ian Guild e Mike Stone nell'ambito del progetto "The Seventh Pillar".

Dopo aver ammirato i dipinti aborigeni che fanno di queste rocce un posto unico al mondo, è possibile partire per la Tasmania, dove di scogliere e falesie non c'è che l'imbarazzo della scelta. Il luogo simbolo, però, è certamente Cape Hauy: un monolite che si staglia 300 metri sopra il mare, la cui scalata consente di dominare uno dei panorami più belli della Penisola di Tasman.

Il viaggio, volendo, continua nell'Isola di Chatman, la più grande dell'omonimo arcipelago conosciuto tra i maori come Wharekauri. Qui la sfida non consiste tanto nello scalare falesie e precipizi (intervallati da dune di sabbia e lagune), quanto nell'arrivarci: l'arcipelago, infatti, si trova a 800 chilometri di mare dalla Nuova Zelanda

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Patagonia.

Le Ande sono un po' come la Sirena di Ulisse per gli scalatori: tutti, prima o poi, sentono la necessità di rispondere al loro richiamo. Così in molti si ritrovano al Torres del Paine National Park, paradiso naturale della Patagonia cilena a 112 chilometri da Puerto Natales e a 312 da Punta Arenas.

Il parco è un tripudio di cime, laghi, ghiacciai e corsi d'acqua che culmina nella Cordigliera del Paine, uno spettacolare massiccio composto da giganti di granito modellati dai capricci del vento e del ghiaccio.

La vetta più alta è il Cerro Paine Grande (circa 2.750 metri); quelle più conosciute sono la Torre Sur Di Agostini (ascesa per la prima volta da Armando Aste), la Torre Central (conquistata da nel 1963 da Chris Bonington e Don Whillans) e la Torre Norte Monzino (scalata appunto da Guido Monzino alla fine degli anni Cinquanta).


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E poco lontano (seppure il passaggio da Cile a Argentina sia ancora complesso), c'è il Los Glaciares National Park, che è sì la sede del famoso ghiacciaio del Perito Moreno, accessibile a chiunque guidi o possa salire su un bus, ma anche degli straordinari Cerro Fitz Roy e Cerro Torre, rispettivamente 3.400 e 3.100 metri di granito.

Ma e' soprattutto il Torre, il più basso, a impressionare, con i suoi 1000 metri abbondanti di pietra, perennemente sferzata dai venti subantartici. Uno spettacolo unico, una delle montagne più difficili al mondo, anche per il mix di verticalità e ghiaccio, che resiste a pendenze insolite in quanto pressato da venti dell'ordine dei 150-200 chilometri all'ora.


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Il Monte Roraima, visioni dal mondo perduto.

Situata al confine tra Venezuela, Brasile e Guyana, questa strana montagna piatta e triangolare affascina da sempre gli esseri umani. Gli indiani Pemon la consideravano sacra: "madre di tutte le acque", e dunque della vita in generale. Di certo si tratta di una delle formazioni geologiche più antiche della Terra: secondo gli esperti esiste dall'era Precambriana, ossia da almeno 2 miliardi di anni.

A renderne particolarmente ostico l'accesso non è tanto l'altezza (2.810 metri) quanto piuttosto la cinta muraria che la difende: pareti verticali di circa 400 metri, scalate per la prima volta nel 1884 dall'esploratore Everard Ferdinand im Thurn. L'impresa, a quanto pare, fu fonte di ispirazione per "Il Mondo Perduto", il romanzo in cui Arthur Conan Doyle racconta di un altopiano in cui sono misteriosamente sopravvissuti dinosauri e altri animali preistorici.

Fantascienza a parte, il Roraima Tepui continua ad affascinare generazioni di scalatori che ogni anno lo approcciano soprattutto dal lato del Venezuela. In territorio brasiliano, invece, la mecca degli appassionati di rock climbing si chiama Agulha do Diabo, letteralmente "Ago del Diavolo", una guglia alta 2050 metri che domina il Parco Nazionale Serra dos Órgãos.



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Stati Uniti, dal mito di El Capitan al Joshua Tree.

Il parco nazionale dello Yosemite, in California, è un must per gli appassionati di rock climbing: le sue pareti di granito sono un continuo invito all'ascesa. La sfida più estrema si chiama El Capitan ed è un gigantesco monolite con una parete verticale di 3.593 piedi (1.095 metri) su cui salgono oltre 70 vie d'arrampicata.

Che si tratti di un'impresa per pochi (e soprattutto preparati) scalatori lo suggerisce anche la filmografia fantascientifica, che nella scena iniziale di "Star Trek V: The Final Frontier" lo fa scalare nientepopodimeno che da Capitan Kirk.

Fortunatamente, il parco offre possibilità adatte a ogni livello e vanta una delle migliori scuole di arrampicata del mondo, parte dello Yosemite Mountaineering School and Guide Service. Sempre in California, ma questa volta più a sud, incontriamo il Joshua Tree National Park, altra mecca dell'arrampicata.

Qui la natura si è sbizzarrita dando alla roccia ignea forme quanto mai ardite: ce n'è per tutti i gusti, dalla Wonderland of Rocks alle pendenze di Echo Rock e Saddle Rock, passando per la Sports Challenge Rock che domina la Hidden Valley.

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Ancora USA, sulle tracce di Spider Woman.

Una volta lasciato il Golden State, molti scalatori scelgono di cimentarsi con le opere del Colorado River, artista di veri e propri capolavori geologici. Oltre a essere il principale responsabile della formazione del Grand Canyon e di Canyonlands, infatti, è lui il protagonista di uno dei parchi più belli (e spesso dimenticati) dello Utah: il Dead Horse Point.


La leggenda racconta di come i cowboy avessero l'abitudine di radunare su questa penisola i mustang, i cavalli selvatici del Far West, per poi bloccarne l'uscita dall'unica striscia di terra collegata all'altopiano. Arrampicarsi lungo queste pareti consente di immergersi in un luogo misterioso e sinistro come pochi: a perdita d'occhio non c'è nulla, se non rocce brulle e montagne, su cui sono scritti 300 milioni di anni di storia geologica.

Altri punti di riferimento del rock climbing a stelle e strisce, infine, includono il Black Canyon (in Colorado), le bocche vulcaniche di Shiprock (in New Mexico) e il monolite di arenaria rossa chiamato Spider Rock nel Chelly National Park (in Arizona). Secondo la tradizione, qui viveva Spider Woman, la donna ragno venerata dai Navajo come una divinità.



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Canada, alla conquista del Monte Thor.

Con i suoi 1.250 metri di ininterrotta verticalità, la parete ovest del Thor Peak è famosa per essere il più grande strapiombo del mondo. L'angolo verticale è in media di 105 gradi, una pendenza quasi inimmaginabile.

Siamo nel bel mezzo dell'Auyuittuq National Park, sull'Isola di Baffin, nel territorio canadese del Nunavut. Che da queste parti faccia freddino lo suggerisce il nome stesso del parco: in inuktitut (la lingua aborigena) la parola "auyuittuq" significa "terra che non si scioglie mai".

Il paesaggio è estremo: fiordi, ghiacciai, distese di gelo. La poca vegetazione si raggruppa in ciuffetti per creare microclimi più caldi e in tutto ci sono solo 12 specie di mammiferi, tra cui orsi polari, caribù e lemming.

La prima scalata di Thor risale al 1953 ad opera di una squadra dell'Arctic Institute of North America. Gli stessi uomini (Hans Weber, J. Rothlisberger e F. Schwarzenbach) conquistarono anche le torri di Asgard, il monte simbolo dell'Isola di Baffin. All'estremità opposta del Canada, nella Columbia Britannica, sorge un'altra icona del rock climbing: il Bugaboo Spire, una cuspide rocciosa che domina i vicini ghiacciai di Vowell (a ovest) e Crescent (a est).



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A picco sul Mare del Nord. Le scogliere della Norvegia e della Scozia sono un invito a nozze per chi ama sfidare la gravità. Tra i tanti posti ne abbiamo scelti due: Preikestolen e Old Man of Hoy. Il primo è un enorme blocco di granito alto 604 metri che si affaccia sul Lysefjord, il fiordo vicino a Stavanger, nell'estremo lembo meridionale del Fjordland norvegese.

La montagna è anche nota come Pulpito del Predicatore per via della sua forma: un quadrato perfetto di 25 metri per 25, ormai diventato uno dei simboli della Norvegia.

L'Old Man, invece, è una torre di arenaria rossa poggiata su un piedistallo di roccia vulcanica nella costa ovest di Hoy, una delle Isole Orcadi, Scozia. Il suo profilo selvaggio e austero conquista la vista già dal battello che da Thurso porta a Stromness, ma è solo arrivandoci di fronte via terra che ci si rende conto di tutta la sua maestosità.

I primi ad arrampicarcisi, nel 1966, sono stati Chris Bonington, Rusty Baillie e Tom Patey in un'impresa durata tre giorni. Secondo i dati storici e geologici, l'Old Man non è poi tanto antico ed esiste da meno di 400 anni.

All'inizio dell'Ottocento una forte tempesta ne distrusse parte della base: da allora, complice l'inarrestabile processo di erosione, gli abitanti di Hoy hanno iniziato a convivere con l'idea che il grande Vecchio potrebbe non essere immortale.


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Grecia, l'arrampicata a Meteora.

Già dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, questa località situata nei pressi della cittadina greca di Kalambaka è uno dei più importanti centri della chiesa ortodossa. La parola "Meteora" (che significa "sospeso in aria") racchiude ciò che la rende unica: diversi monasteri (un tempo ventiquattro, sei dei quali ancora abitati) sono letteralmente sospesi nel vuoto, appollaiati su torri naturali di arenaria.

Secondo i geologi, la formazione dei pinnacoli risale ad almeno 60 milioni di anni fa, durante l'era Terziaria, quando l'attuale pianura della Tessaglia era coperta dal delta di un fiume.



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Poi i terremoti e l'erosione provocata dal vento e dall'acqua avrebbero fatto il resto, fino a creare i quattro gruppi di torri alte fino a 400 metri che oggi dominano questo paesaggio antico e mistico. Sulle guglie che proiettano i monasteri verso il cielo è vietato arrampicare, ma tutte le altre - statuarie e bizzarre - sono terreno di continua scoperta per i rock climber.

Anche qui ci sono vie d'arrampicata più o meno difficili, che rendono questa meta particolarmente adatta a gruppi di livello misto. Per chi non volesse appendersi a una parete, infine, Meteora dà la possibilità di visitare i sei monasteri ancora in uso semplicemente salendo delle scale.



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Pakistan, destinazione Nameless Tower.

Definire estrema la scalata di questo enorme monolite di granito (6.239 metri di altezza) è poco. La Torre Senza Nome fa parte delle Trango Towers, una famiglia di cuspidi che si ergono nella regione del Baltistan, in Pakistan.

A ovest si affacciano sul ghiacciaio di Trango e a est sul ghiacciaio di Dunge, entrambi rami del Baltoro. Malgrado l'altitudine e le condizioni meteorologiche spesso difficili, le torri sono una meta particolarmente amata dai rock climber.

Tra tutte la Nameless Tower è quella più ambita, un po' per il fascino del suo nome, un po' per lo stacco di circa 1.000 metri rispetto al crinale. Va da sé che è roba per grandissimi esperti. La prima scalata risale al 1976 ad opera di Joe Brown, Mo Anthoine, Martin Boysen e Malcom Howells. Sulla torre salgono almeno otto diverse vie d'arrampicata. La più famosa si chiama Eternal Flame (Fiamma Eterna) dal famoso album di The Bangles

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Cina, la scalata della montagna sacra.

Il monte Huashan (2160 metri) è uno dei cinque monti sacri della Cina. Sorge nella provincia di Shaanxi, a un centinaio di chilometri a est della città di Xi'an.

È puntellato di templi e caverne che custodiscono alcune delle pagine più affascinanti della storia cinese. Le iscrizioni sulla roccia narrano storie in cui si mescolano divinità, imperatori e antichi maestri del Kung Fu, a lungo gli unici - assieme ai monaci taoisti - ad avventurarsi su questi pendii scoscesi.

Ancora oggi i suoi sentieri sono considerati tra i più pericolosi del mondo, adatti solo a escursionisti esperti e muniti di tutta l'attrezzatura necessaria. Per quanto riguarda il rock climbing, la parete ovest di Hua (circa 2.000 piedi in verticale) è stata recentemente scalata per la prima volta da un gruppo internazionale guidato dal britannico Leo Houlding, che ha raccontato l'impresa sull'ultimo numero della rivista "Ascent".




FONTE:repubblica.it
 
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view post Posted on 27/9/2011, 18:01
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sono fantastiche simone emzine unica


:grazie: :compl:
 
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