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s. maria di leuca

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view post Posted on 9/7/2011, 11:27
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Santa Maria di Leuca

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Estremo Est
Il capo di Santa Maria di Leuca sul Mar Jonio.
Qui la fine della terra è un toponimo e una certezza geografica. Un cartello recita “benvenuti, welcome, de finibus terrae”.

Oltre il capo di Santa Maria di Leuca non c’è nulla, attorno sì. «Quasi tutti i giorni si vedono le montagne dell’Albania; alcune isole greche, la mattina presto; la Calabria, al tramonto», racconta Michele Rosafio, addetto alle strutture ricettive del santuario. «Sembra di essere davvero alla fine del mondo quando arriva un temporale dal mare, con nuvole nere e fulmini che cadono dappertutto in acqua».

L’incontro dei due mari, Ionio e Adriatico, è un’attrattiva turistica e c’è anche nelle cartoline: «In realtà è a Otranto, ma se i turisti lo vogliono credere li lasciamo fare», confessa Michele. Attorno, la costa è aspra e felice, ulivi, case tra i muri a secco, qualche solito abuso all’italiana nella macchia mediterranea.

Risalendo la costa, 45 chilometri più su, si raggiunge il punto più orientale d’Italia: Capo d’Otranto, Punta Palascìa, 18°31’14” di longitudine est. Dalla Puglia comincia il viaggio verso le finis terrae - i punti più a est, sud, ovest e nord d’Italia - dove quel nome indica ancora qualcosa. Per Silvia Godelli, assessore regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, «finis terrae è una definizione letteraria carica di suggestione. Non è un concetto limitativo, anzi. Indica uno sconfinamento al di là del mare. Il Salento è un luogo di collegamento, di transiti da e verso Oriente, nostro dirimpettaio, dove culture differenti si sono sedimentate attraverso il dialogo, la curiosità verso l’altro».

Da qui si può osservare la prima alba d’Italia. L’Albania è a 35 miglia. «Nel 1998, durante la crisi del Kosovo, alle spalle del faro vennero montate batterie di missili», ricorda Elio Paiano, giornalista e storico locale. «Questa è stata una delle frontiere della Cortina di Ferro. L’ultimo guardiano del faro che ha abitato a Palascìa mi raccontava che nel Canale d’Otranto fino agli anni Sessanta gli albanesi facevano le esercitazioni e sparavano, tre volte al dì, in questa direzione».

http://www.nationalgeographic.it/popoli-cu...t_sud-411154/1/






 
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view post Posted on 22/5/2013, 17:47
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Prima alba d’Italia, sull’Albania

Albe e tramonti sono trappole fotografiche. Convenzione e già visto sono in agguato. A volte davanti a certi spettacoli è inevitabile provare a scattare. In più da Punta Palascìa, l’estremo orientale della penisola, si assiste alla prima alba d’Italia. Quando è limpido, si vede il sole sorgere sopra le montagne dell’Albania.

di Antonio Politano


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Estremo Est
I Tamburellisti di Torrepaduli si esibiscono davanti al pozzo di San Paolo a Galatina dove si faceva bere l’acqua sacra ai “tarantati”.



Santa Maria di Leuca, Capo Passero, Val di Susa, Vetta d'Italia. Dove finisce l’Italia e comincia il resto del mondo: viaggio tra le anime multiple dei quattro estremi geografici d’Italia


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Estremo Est
Il piazzale della basilica-santuario di Santa Maria de Finibus Terrae a Santa Maria di Leuca. Qui, dove in origine sorgeva un tempio dedicato a Minerva, la fine della terra è un toponimo oltre che una certezza geografica.

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Estremo Est
La piazza del Duomo di Lecce, trionfo del barocco seicentesco.

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La Cappella dei martiri della Cattedrale di Otranto, dove sono conservate le ossa degli 800 uomini decapitati dai saraceni dopo la conquista della città nel 1480.

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La terrazza e il molo dell’antica tonnara di Capo Passero con all’orizzonte l’isola omonima.

Anche a sud la finis terrae è circondata d’acqua. La forma è diversa. In Puglia è una punta lunga e arrotondata, devi andarci apposta. In Sicilia è una specie di angolo, un luogo di passaggio lungo il perimetro del triangolo. Dal mare veniva la ricchezza. «Questi palazzi sono tonni», dice Vincenzo Belfiore, geologo, davanti a Palazzo Nicolaci, uno dei vertici del barocco di Noto. «Sono stati costruiti con le fortune accumulate con le tonnare. Alla fine del Seicento chi si era arricchito comprava titoli e stringeva alleanze».

Dal bordo dell’altopiano ibleo si esercitava il controllo ottico del territorio. Lo sguardo spazia ancora oggi fino al capo. Si vedono torri, fari, limoneti, uliveti, la linea della costa, la piana fertile fino al mare. È diventata un’esperienza estetico-turistica; un tempo aveva un valore militare, economico.

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Un momento di pausa per due figuranti del corteo barocco di Noto che si svolge per le vie della città durante l’annuale festa dell’Infiorata.

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Il territorio di Pachino è tappezzato di serre dedicate alla coltivazione del pomodorino. La manodopera è costituita da italiani, maghrebini, ma anche da filippini. Lavoratori stagionali, soprattutto da novembre a giugno.

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La raccolta dei limoni nella campagna attorno a Noto. Scale, secchi, guanti, forbici e cassette: pochi attrezzi per cogliere le diverse varietà del frutto a seconda della fioritura, dal bianchetto al verdello, al primofiore

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