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| Santa Maria di Leuca
Estremo Est Il capo di Santa Maria di Leuca sul Mar Jonio. Qui la fine della terra è un toponimo e una certezza geografica. Un cartello recita “benvenuti, welcome, de finibus terrae”.
Oltre il capo di Santa Maria di Leuca non c’è nulla, attorno sì. «Quasi tutti i giorni si vedono le montagne dell’Albania; alcune isole greche, la mattina presto; la Calabria, al tramonto», racconta Michele Rosafio, addetto alle strutture ricettive del santuario. «Sembra di essere davvero alla fine del mondo quando arriva un temporale dal mare, con nuvole nere e fulmini che cadono dappertutto in acqua».
L’incontro dei due mari, Ionio e Adriatico, è un’attrattiva turistica e c’è anche nelle cartoline: «In realtà è a Otranto, ma se i turisti lo vogliono credere li lasciamo fare», confessa Michele. Attorno, la costa è aspra e felice, ulivi, case tra i muri a secco, qualche solito abuso all’italiana nella macchia mediterranea.
Risalendo la costa, 45 chilometri più su, si raggiunge il punto più orientale d’Italia: Capo d’Otranto, Punta Palascìa, 18°31’14” di longitudine est. Dalla Puglia comincia il viaggio verso le finis terrae - i punti più a est, sud, ovest e nord d’Italia - dove quel nome indica ancora qualcosa. Per Silvia Godelli, assessore regionale al Mediterraneo, Cultura e Turismo, «finis terrae è una definizione letteraria carica di suggestione. Non è un concetto limitativo, anzi. Indica uno sconfinamento al di là del mare. Il Salento è un luogo di collegamento, di transiti da e verso Oriente, nostro dirimpettaio, dove culture differenti si sono sedimentate attraverso il dialogo, la curiosità verso l’altro».
Da qui si può osservare la prima alba d’Italia. L’Albania è a 35 miglia. «Nel 1998, durante la crisi del Kosovo, alle spalle del faro vennero montate batterie di missili», ricorda Elio Paiano, giornalista e storico locale. «Questa è stata una delle frontiere della Cortina di Ferro. L’ultimo guardiano del faro che ha abitato a Palascìa mi raccontava che nel Canale d’Otranto fino agli anni Sessanta gli albanesi facevano le esercitazioni e sparavano, tre volte al dì, in questa direzione».
http://www.nationalgeographic.it/popoli-cu...t_sud-411154/1/
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