.·´¯`·-> Passione Lotto -- di Nando64 <-·´¯`·.

blera (vt)

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 18/11/2010, 10:45
Avatar

Senior Member

Group:
Administrator
Posts:
85,515

Status:



image
Le testimonianze archeologiche consentono di collocare l'origine dell'impianto urbano di Blera, una delle città più importanti dell'Etruria interna, nella seconda metà dell'VIII secolo a. C. Tuttavia, prima della fase urbana, sono documentati nel territorio numerosi insediamenti umani, riferibili al Neolitico e all'Eneolitico.Nell'Età del Bronzo (XVIII-X sec. a. C.) si assiste ad un aumento numerico delle presenze sia in "aree difese" da un punto di vista geomorfologico, chiamate localmente "pontoni" o "castelline", sia in siti apparentemente privi di difese naturali. A questo periodo risale la prima occupazione dell'altura di Blera-Petrolo.Relativamente alla Prima Età del Ferro (IX sec. a. C.) si registra una, forse apparente, assenza di documentazione archeologica. Fu quindi la favorevole congiuntura vissuta dall'Etruria nel Periodo Orientalizzante, (seconda metà dell'VIII sec. a. C.) che determinò la formazione dell'organismo urbano sul pianoro tufaceo difeso dalle profonde gole di erosione del Biedano e del suo affluente Rio Canale.In età arcaica, in particolare nel corso del VI sec. A. C., per la sua posizione al centro di un quadrivio che collegava Tarquinia e Cerveteri con l'Etruria interna, Blera attraversò un periodo di grande floridezza economica, attestato oggi dalle vaste necropoli che la circondano,

image
in particolare da quelle rupestri che esibiscono monumenti funerari architettonicamente pregevoli.Nel V sec. a. C., nel quadro di un generale declino della potenza economica delle metropoli etrusche della costa medio-tirrenica, Blera visse una fase di recessione da cui si risollevò intorno alla metà del IV secolo a. C., al tempo della tregua quarantennale relativa alle guerre romano-tarquiniesi. Per effetto del processo di romanizzazione di questa parte dell'Etruria, svoltosi nel corso del III secolo a. C., per il distretto blerano si inaugurò un nuovo periodo di floridezza, determinato dalla costruzione della Via Clodia, una delle principali arterie del sistema stradale romano, rimasta in uso fino a tutto l'Alto Medioevo.L'omologazione politico-amministrativa fu completa nella prima metà del I secolo a. C. quando Blera divenne municipium e il suo territorio fu organizzato, per lo sfruttamento agricolo, in una moltitudine di insediamenti rustici, la maggior parte minuscoli o di modesto sviluppo areale, alcuni, invece, di maggiori proporzioni, con lussuosi edifici residenziali, impianti termali, mausolei ed altri manufatti tipici di vere e proprie villae gentilizie.Questo assetto si mantenne per tutto il periodo imperiale, finché le invasioni barbariche non lo sconvolsero completamente. Tuttavia, pur subendo un drastico ridimensionamento, per tutto l'Alto Medioevo Blera conservò la dignità di civitas e quindi la qualità di punto di riferimento politico e religioso nell'ambito della Tuscia, sia per il fatto di essere attraversata dalla Via Clodia,

image image

]sia perché diocesi di antica origine, attestata dalle fonti con una serie di sedici vescovi tra il V e l'XI secolo.Tracce di insediamenti monastici primordiali si conservano nel toponimo Monte Monastero e nella non meglio identificata Massa Gratiliana. Nella storia della Chiesa Blera occupa un posto di primo ordine per la figura del santo patrono Vivenzio, primo vescovo della diocesi, per essere stata al centro dell'attività evangelizzatrice di s. Senzia e per aver dato i natali a due papi: Sabiniano I (604-606) e Pasquale II (1099-1118).Durante la Guerra Gotica (535-553) acquistò importanza strategica come roccaforte bizantina e tale ruolo continuò a rivestire anche con l'avvento dei Longobardi quando, particolarmente durante il secolo VIII, fu uno dei principali punti di forza della linea di confine tra Tuscia romanorum e Tuscia longobardorum. Liutprando la conquistò nel 738 ma nel 742 la restituì a papa Zaccaria insieme a Sutri: da questa importante donazione ebbe origine il Patrimonium Beati Petri e quindi lo Stato della Chiesa.Desiderio, ultimo re dei Longobardi, la distrusse nel 772 e Carlo Magno la restituì alla Chiesa nel 774. Blera cessò di essere sede vescovile nel 1099 quando il suo territorio e quello della diocesi di Centumcellae furono unificati sotto il vescovo di Tuscania. Dal XIII al XV secolo seguì le alterne fortune della famiglia Di Vico, proprietari di un vasto feudo tra Viterbo e il massiccio tolfetano, i cui componenti furono protagonisti di una politica oscillante tra papato e impero, nell'intento, mai riuscito, di creare uno stato autonomo nella Tuscia.Al principio del XV secolo, papa Bonifacio IX concesse ai conti Anguillara il feudo di Blera, da questi governato tirannicamente fino al 1465, anno della scomunica di Francesco e Deifobo Anguillara e della loro sconfitta da parte dell'esercito pontificio guidato dal cardinale Niccolò Forteguerri.In questo frangente il popolo di Blera si sollevò contro gli Anguillara ed ottenne, dal pontefice Paolo II, una bolla contenente numerosi privilegi. Da questo momento e per circa mezzo secolo Blera fu amministrata direttamente dalla Camera Apostolica. Nel 1497 papa Alessandro VI nominò il figlio Cesare Borgia signore di Blera che la tenne fino alla morte avvenuta nel 1503. Da allora e fino al 1515 fu amministrata, tramite un vicario, dal cardinale Raffaele di S. Giorgio.Papa Leone X, in quell'anno, nominò commissario della "terra di Bieda" Girolamo Vicentino e, nel 1516, per estinguere un debito di oltre cinquemila ducati d'oro, la offrì in feudo a Lorenzo degli Anguillara di Ceri. Alla morte di Lorenzo il feudo passò al figlio Lelio che governò fino al 1572, anno in cui morì senza eredi, per cui Blera tornò sotto la diretta amministrazione della Camera Apostolica e vi rimase fino al 1870. Nel 1870, come tutti i territori dello Stato Pontificio, Blera venne annessa al Regno d'Italia.


image
un esterno lungo la via clodia

image
vicolo

image
via giorgina



image


image

La considerevole quantità di portali, finestre, stemmi, murature e particolari architettonici di ogni epoca che caratterizzano il centro storico blerano, ci danno, nella loro sovrapposizione, l’idea della continuità della vita in Blera nel corso dei secoli. Possiamo iniziare ad esaminare la città di Blera da Piazza Papa Giovanni XXIII, detta anche "Piazza Nova" in quanto ricavata recentemente (anni ’60) dalla demolizione della porta meridionale,di un moncone di torre, della cinta muraria e di un giardino. Nella parte settentrionale della Piazza Nova, a sinistra, dopo una breve discesa, c’è una fila di arcosoli scavata nella parete di tufo che indica il tracciato dell’antica strada che scendeva verso il Rio Canale. Raggiungendo la località "Orto Silvano" e affacciandosi sulla vallata del Rio Canale, si possono vedere le necropoli rupestri di Ponton Graziolo, il Terrone e la Casetta, a tratti nascoste dalla vegetazione. In tempi recenti,l’Orto Silvano (o "Sarvagno") è stato oggetto di una incontrollata espansione edilizia che ha portato alla distruzione di alcune tombe e di un colombario. Uscendo dalla porta meridionale in Via Umberto I, è possibile ammirare il complesso della "Fontana", datata 1877 e costituita dal "Beveratore" (abbeveratoio), dal "Mascarone" (fontana) e dal "Lavatore" (lavatoio pubblico); per realizzare quest’opera fu necessario tagliare in questo punto l’antico acquedotto che riforniva Blera con l’acqua di una sorgente del Rio Canale. Il Lavatore è coperto da una terrazza dalla quale è possibile ammirare la spettacolare vallata del Biedano (dal ponte moderno al ponte medievale della Fontanella). In corrispondenza della zona della Fontana, passando sotto la volta a botte che sostiene il Lavatore, un ramo della Via Clodia entra in Blera. Davanti alla Fontana troviamo la Chiesa del Suffraggio e tornando alla volta del paese, si incontra prima un altro belvedere verso il Biedano e poco dopo ciò che resta delle due porte. Proseguendo dentro il paese, per Via Roma sono situati sul lato destro il Palazzo Tornaforte, attualmente sede dell’Amministrazione Comunale. Quasi di fronte al Comune, n Piazza della Rocca, c’è il Palazzo del Barone (o Palazzaccio), antica dimora degli Anguillara distrutta nel XVI secolo durante una sommossa del popolo ribellatosi al Barone e ricostruita nella seconda metà del XIX secolo. Attraverso il Largo delle Carceri si entra in Via dei Pozzi, così denominata dall’abbondanza di pozzi, cisterne e cunicoli nel sottosuolo. Scendendo per questa via, sul lato destro c’è l’Asilo Vecchio, appartenuto un tempo alle Maestre Pie Venerine: questo palazzo all’interno si articola in numerosi e ampi locali che, una volta resi idonei, dovrebbero ospitare un Centro Culturale Polivalente. Proseguendo per Via dei Pozzi si arriva in Piazza S. Maria,dominata dalla Chiesa Collegiata intitolata a Maria Assunta in Cielo e San Vivenzio. Sul lato sinistro, guardando la Chiesa, sono visibili caratteristici portali e finestre cinquecentesche, sull’architrave di una delle quali è riportata un’iscrizione e la data 1538. Al centro della piazza si trova un punteale di marmo, datato 1538, da cui i blerani attingevano l’acqua conservata nella grande cisterna che si trova nel sottosuolo della piazza stessa. La facciata esterna della Chiesa Collegiata, eccettuato il portale marmoreo (sormontato dal busto di San Vivenzio), è relativa alla radicale ristrutturazione operata nella seconda metà del XVIII secolo,che ha modificato completamente anche l’interno dell’antica Chiesa. Altri successivi lavori di ristrutturazione hanno interessato l’edificio sacro:la Chiesa attuale sorge sulle rovine di quella romanica, di cui restano la cripta e alcuni avanzi della muratura originale nella parte esterna del transetto. L’interno è costituito da tre navate separate da pilastri in muratura che hanno inglobato le antiche colonne; il dislivello esistente tra il piano dell’abside, del coro e del transetto e il resto della Chiesa è dovuto alla costruzione della cripta, avvenuta riutilizzando colonne e capitelli classici, sul luogo dove la tradizione indica la tomba di San Vivenzio. L’altare maggiore è costituito da una cassa di sarcofago marmoreo romano (di età imperiale), con tre lati scolpiti in bassorilievo(rappresentazione della caccia di Adone al cinghiale calidonio). Dietro l’altare maggiore,nell’abside, c’è una tela dipinta da Vincenzo Milione (1874), raffigurante l’assunzione in cielo della Madonna; nella seconda cappella invece troviamo la grande tela di Antonio da Bassano raffigurante in alto la Vergine Assunta in cielo con il Bambino, sotto San Domenico e Santa Caterina, ed in basso Papa Sisto V e la Priora della Confraternita. Sopra l’altare della seconda cappella della navata destra (intitolata a San Vivenzio), è possibile ammirare la Madonna delle Lacrime di autore ed epoca ignoti. Nella prima cappella della navata di destra, dedicata al SS.Sacramento, si trova un grande stendardo in tela raffigurante un ostensorio sotto il quale pregano San Sensia e San Vivenzio e la Madonna Assunta in cielo. Usciti dalla chiesa e attraversata Piazza dei Papi, all’inizio di Via degli Eroi a sinistra,si entra nella zona delle "Stallacce"; proseguendo da qui si arriva al il "Monnezzaro", dal quale si può controllare il tracciato della Via Clodia, e poco più avanti, Via degli Eroi incontra Via Claudia.
Seguendo Via Claudia per qualche decina di metri si arriva alla porta settentrionale, separata da Petrolo da una profonda tagliata fortificazione, detta "La Rocca".
Tornando all’interno del paese, e più precisamente in Via Monteroni, si giunge, attraverso Via Garibaldi, in Piazza Mazzini, dove è possibile ammirare la bella facciata del "Palazzo del Cavaliere", di gusto barocco.






 
Web  Top
*giordi116*
view post Posted on 18/11/2010, 18:30




grazie meryyy...un posto incantevole :wub:
 
Top
1 replies since 18/11/2010, 10:45   169 views
  Share