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| Sherpa, i forzati dell'Everest Dopo la valanga che ha ucciso 13 guide, ritratto del piccolo popolo che per sfuggire alla povertà rischia la vita accompagnando gli alpinisti sulla montagna più alta del mondo
È ormai quasi un secolo che gli Sherpa lavorano come guide alpinistiche. Se i loro padri o nonni erano relegati a ruoli di fatica, facendo soprattutto da portatori per gli alpinisti occidentali, oggi gli Sherpa sono professionisti estremamente qualificati, che forniscono un'attività di supporto essenziale alle centinaia di clienti che ogni anno pagano profumatamente per tentare di scalare la vetta.
Squadre di Sherpa piazzano le corde fisse lungo l'insidiosa cascata Khumbu, su per il versante Lhotse, e sulla cresta che conduce alla cima. Allestiscono il Campo Base, che in aprile e in maggio è praticamente una piccola città fornita di accesso a internet. Portano tende, corde e cibo ai campi di sosta più elevati. Forniscono uomini per qualsiasi spedizione di soccorso. E infine fanno da guide, e oggi, a differenza di venti o trent'anni fa, molti Sherpa sono più bravi a scalare dei loro clienti occidentali. Sulle oltre 5.000 persone che hanno scalato l'Everest negli ultimi 50 anni, quasi nessuno ce l'avrebbe fatta senza gli Sherpa.
Nella foto: Danuru Sherpa, una guida che ha scalato l'Everest 16 volte, sul campo 1 dell'Ama Dablam, a 6.100 metri di altitudine. Fotografia di Aaron Huey, National Geographic
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