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il tetto del mondo:C’è folla sull’Everest

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mery58
view post Posted on 23/2/2014, 17:33 by: mery58
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Quanto costa scalare l'Everest



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l campo base sul monte Everest
Fotografia di Alex Treadway, National Geographi

La notizia ha messo in subbuglio la comunità degli scalatori: il governo nepalese ridurrà le tariffe per arrampicarsi sul monte Everest. La scorsa settimana il ministro della Cultura, del Turismo e dell'Aviazione Civile ha annunciato che in primavera la tariffa passerà da 25.000 a 11.000 dollari a scalatore.

Certamente non si tratta ancora di una cifra economica, ma potrebbe rendere l'Everest accessibile a molti più scalatori. Già da tempo gli ambientalisti denunciano che la moltiplicazione delle spedizioni causa un affollamento pericoloso per gli alpinisti e deleterio per la quantità di rifiuti che vengono lasciati sul tetto del mondo. (Guarda la fotogalleria C'è folla sull'Everest). Il nuovo provvedimento rischia di aggravare la situazione? Secondo le guide himalayane, però, la risposta è un po' più complessa.

Una scalata costosa

Da quando, nel 1953, il neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tensing Norgaystood raggiunsero per la prima volta la cima dell'Everest, arrampicandosi fino a 8.850 metri, più
di 4.000 scalatori hanno ripetuto l'impresa. Alcuni hanno speso fino a 50.000 dollari per avere questo privilegio, e durante gli anni '90 i puristi dell'arrampicata si sono spesso lamentati che solamente i più facoltosi potevano permettersi di scalare l'Everest.

Esistono diverse vie per raggiungere la vetta, ma il 99 per cento del traffico si concentra sulle due rotte principali. La via detta del Colle Nord parte in territorio tibetano ed è gestita dal governo cinese. Il prezzo previsto per l'arrampicata è circa un terzo di quello che viene richiesto per l'altra via (quella del Colle sud, in territorio nepalese), ma richiede competenze tecniche piuttosto avanzate in prossimità della cima, e sono molti di meno gli alpinisti che vi si avventurano.

In passato le tariffe per arrampicarsi seguendo questo percorso si basavano sul numero di partecipanti della spedizione, arrivando a 10.000 dollari a persona se il team contava sette o più membri (fino a un massimo di 15). Capitava così che scalatori di provenienza diversa si unissero per approfittare della tariffa comune, mentre solo pochi, avventurandosi come singoli, pagavano la tariffa intera.

A partire dal 2015, tuttavia, con le nuove tariffe il prezzo per i gruppi di arrampicatori stranieri aumenterà da 10.000 a 11.000 dollari a persona. Il ministro nepalese della Cultura ha spiegato che questo rincaro ha lo scopo di scoraggiare i gruppi formati artificialmente, dove il leader spesso non conosce la maggior parte dei membri, a favore di arrampicatori più responsabili.

Rischio affollamenti

Secondo i veterani delle vette nepalesi, non è detto che i provvedimenti porteranno a un eccessivo afflusso di scalatori. Per gli alpinisti provetti, che vogliono scalare la vetta in gruppi piccoli e ben organizzati, i costi rimangono relativamente bassi. A prescindere dal numero di partecipanti sarà richiesta la presenza di un ufficiale di collegamento al costo di 2.500 dollari, e il pagamento di una tassa di 500-600 dollari a persona per gli “ice doctor”, sherpa appositamente addestrati per l'installazione di scale e funi nei punti più pericolosi, come la cascata Khumbu.

“Se aumenta il numero di accampamenti al campo base, aumenterà anche la necessità di servizi ed elicotteri di salvataggio a supporto dello staff. L'impatto generale sulla parte alta della regione Khumbu sarà negativo”, commenta invece Conrad Anker, che ha scalato l'Everest tre volte ed è co-fondatore del Khumbu Climbing Center, dove gli sherpa vengono addestrati nelle tecniche di arrampicata e salvataggio. “Ogni luogo sulla Terra ha una sua portata massima, e sull'Everest abbiamo già superato il limite”. Accogliere più scalatori, infatti, richiederebbe ulteriori investimenti in servizi e infrastrutture. Nonostante il governo nepalese raccolga ogni anno più di 3 milioni di dollari grazie a chi si avventura sulla vetta, solo parte di quel denaro viene utilizzata a scopi di conservazione e gestione delle risorse.

“L'aumento dei prezzi avrà poco effetto sui centri che si occupano di formare le guide e organizzare le scalate”, ribatte Russell Brice, fondatore del servizio Himalayan Experience. “Data l'inflazione, che in Nepal ha raggiunto il 17% l'anno, questo aumento arriva tardi. Noi vorremmo che quel denaro tornasse alla regione di Khumbu, ma non succede. Il governo è troppo corrotto”.

Gestione del territorio

Chi tenterà la vetta in estate e in inverno godrà di uno sconto sulla tariffa: lo scopo è ridurre l'affollamento durante la primavera. Ma Brice è scettico. “Le possibilità di riuscire nella scalata d'inverno, con neve più alta e temperature più rigide, sono molto inferiori. Nessuno sceglierebbe questo periodo, sapendo di ridurre le proprie chance”.

Ci sono altri provvedimenti del governo nepalese che, al contrario del tariffario rinnovato, Brice trova virtuosi. In passato gli ufficiali di collegamento facevano visita al campo base per controllare i team, facendo supervisioni piuttosto superficiali. Questa primavera nove incaricati formeranno invece una stazione permanente, aiutando nella gestione del territorio dal traffico eccessivo di scalatori sui percorsi fino allo smaltimento dei rifiuti, tutte problematiche molto sentite che finora il governo aveva ignorato. Anker e Brice sperano che questo ponga le basi per un vero e proprio sistema di controllo, un provvedimento che richiedono ormai da molto tempo.

La riduzione delle tariffe per gli scalatori riguarderà anche altre cime del Nepal, che è casa di ben sette montagne che superano gli 8.000 metri. Tra i nuovi provvedimenti è prevista l'apertura agli scalatori anche di vette sulle quali finora non era possibile arrampicarsi. Su un pianeta che pare diventare sempre più piccolo e affollato, si tratta di buone notizie per coloro che vanno alla ricerca di valli inesplorate e cime mai conquistate.

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