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mery58Posted: 25/2/2011, 17:06

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Sesso: non va in pensione a 60 anni
Ma ci rinuncia un italiano su due

Anche il sesso può raggiungere l’età della pensione e questa data di solito scocca intorno ai sessant’anni. Ne sono convinti moltissimi italiani, in pratica uno su due, sia uomini sia donne, secondo i quali è “fisiologico” e “nell’ordine delle cose” che a una certa età si dica addio a certe passioni. Eppure gli esperti non sono affatto d’accordo. Anzi, secondo loro, non c’è niente di più sbagliato.

Come afferma Vincenzo Mirone, presidente della Società italiana di urologia (SIU), fare sesso due volte a settimana dopo i 50 anni sembra aiutare nella prevenzione del cancro alla prostata. Il sesso non solo fa bene per lo stato psicofisico della persona, 'L'eiaculazione - spiega Mirone - aiuta a eliminare il ristagno nel plasma seminale di sostanze pro-infiammatorie che hanno un ruolo nel favorire l'insorgenza del tumore”. Eppure, continua Mirone, dai dati emersi dall'indagine”L'urologia fa strada”, appena realizzata grazie a due camper itineranti e forte dei contributi di ben 16 mila partecipanti in tutta Italia, risulta che il 60% degli italiani è consapevole del positivo influsso di una regolare attività sessuale sulla prostata.



Il concetto di andropausa è ormai superato da dieci anni, continua l'urologo dell'Università Federico II di Napoli, ciò nondimeno resta una concezione radicata. Il problema è che c'è ancora tanta disinformazione, aggiunge Giuseppe Vespasiani, direttore della Clinica di Urologia dell'Università Tor Vergata di Roma, Insomma, pregiudizi e paure, dopo i 60, la fanno da padrone. E il 48
per cento degli intervistati, uomini e donne, ritiene che dopo una certa età una riduzione della funzione erettile sia normale. Eppure, fa notare Vespasiani, "dopo i 60 anni si può avere una regolare attività sessuale, anzi migliora lo stato psicofisico. Ma rimangono paure sul sesso in terza età, alcune giustificate, molte altre frutto di pregiudizi, che vanno assolutamente combattute. Per questo serve molta informazione: il rapporto con il medico è centrale".

In questo senso, fondamentali sono i farmaci contro il deficit erettile, nati dieci anni fa e oggi molto diffusi: "Possono aiutare molto l'intimità di coppia – avverte Vespasiani - ma i pazienti non devono essere lasciati a loro stessi nel assumere questi farmaci, vanno seguiti e indirizzati". Anche perché, ed è un'altra delle novità segnalate dagli urologi, il boom di Viagra e simili riguarda
sempre di più i giovani: "Registriamo un uso non appropriato di questi farmaci - sottolinea Vespasiani - in fasce di età in cui non ci sarebbe assolutamente bisogno. Vengono utilizzati come un “aiutino”, e non come un farmaco che deve intervenire su determinate disfunzioni". Anche in questo caso, avvertono gli urologi, "servono appropriate campagne di comunicazione e
di prevenzione, per sensibilizzare giovani e meno giovani su queste tematiche troppo spesso avvertite come tabù